Andare il Brodo di Giuggiole, da dove deriva?
ACQUISTA online il brodo di giuggiole
www.brododiarquapetrarca.it

Il detto Andare in Brodo di Giuggiole

La famosa espressione "Andare in Brodo di Giuggiole", da dove deriva?

Collegato al frutto del giuggiolo esiste una famosa espressione: “andare in brodo di giuggiole”. Questo modo di dire ha un’origine molto antica, citata già nel ‘600 nel primo dizionario di lingua italiana, ma pochi sanno che cos’è il “brodo di giuggiole” e la maggior parte delle persone non hanno mai avuto occasione di assaggiare il frutto della giuggiola.

L’antico detto, di origine incerta, è tuttora diffusamente utilizzato per indicare uno stato d’animo di grande soddisfazione e godimento. “Andare in brodo di giuggiole” è un’espressione figurata che significa “andare in solluchero, uscire quasi di sé dalla contentezza” e la sua origine è un’alterazione dell’espressione di provenienza toscana “andare in brodo (o broda) di succiole”. L’uso di questa espressione originaria compare nella prima edizione del Vocabolario degli Accademici della Crusca (1612), dove viene menzionata due volte: alla voce ‘succiare’, con un esempio tratto dal “Morgante” di Luigi Pulci, e alla voce castagna, dove per ‘succiola’ si intende la castagna cotta nell’acqua con la sua scorza.

La trasformazione da “brodo di succiole” a “brodo di giuggiole”, cioè i frutti della pianta del giuggiolo, si ipotizza sia avvenuto a causa della diffusione che questi ebbero sia in medicina, dove trovarono un utile applicazione sotto forma di decotti contro la tosse e altre malattie delle vie respiratorie, sia in cucina, per la preparazione di prelibate marmellate e confetture, prendendo quindi il posto delle “succiole”, ovvero delle castagne lessate.

Dunque, lo stato di contentezza a cui fanno riferimento i due proverbiali detti “andare in brodo di giuggiole” e “andare in broda di succiole” si collegano entrambi alla bontà dei frutti menzionati. Prendendo, poi, spunto dalla diversità delle preparazioni nelle quali vengono impiegate le giuggiole e le succiole, Pietro Fanfani e Costantino Arlia hanno esposto, nel “Lessico dell’infima e corrotta italianità” (1881), dettagliate precisazioni sul corretto uso delle espressioni in cui esse sono menzionate: “Dicono ‘Andare in broda di giuggiole’ per ‘Godere di molto di chicchessia’, ‘Averne somma compiacenza’, ‘Sdilinquire dal piacere’, ma dicono male; rettamente s’ha a dire ‘Andare o Andarsene in broda di succiole’, che è l’antico modo ‘Andare in brodetto o in guazzetto’, perché le giuggiole non si lessano, come le castagne o marroni sbucciati, che si dicono succiole, o più comunemente ballotte; e se le si cuociono, se ne fa con altri ingredienti una scottatura per la tosse, non si fa una broda”.

Analisi lessicali e ricerche storiografiche a parte, il detto “andare in brodo di giuggiole” risulta essere ancor oggi un’espressione molto efficace e largamente utilizzata nel linguaggio comune, che esprime con molta incisività uno stato d’animo particolarmente positivo e che trova un reale riscontro nel diffuso gradimento che riscuote il liquore prodotto con questi frutti.

L'Unico Brodo di Giuggiole
di Arquà Petrarca
Il Brodo di Arquà è il liquore originale, si ottiene dall'infusione della giuggiola, è un prodotto raffinato ed esclusivo, tipico della piccola cittadina di Arquà Petrarca.